L’attuale normativa europea sui rifiuti definisce obiettivi chiari in materia di riutilizzo e di riciclo dei rifiuti e di riduzione dello smaltimento nelle discariche.
Gli obiettivi fondamentali sono due: entro il 2020, il 50% dei rifiuti urbani e domestici, e il 70% dei rifiuti da costruzioni e demolizioni, dovranno essere avviati a riciclo o riutilizzo.
Attualmente è in discussione una nuova direttiva che alza ancora di più l’asticella: in particolare, il testo prevede un target per il riciclo di materia al 70% entro il 2030, mentre si prevede che la quota di rifiuti smaltiti in discarica scenda sotto il 25%, entro il 2025 con un divieto di conferimento per rifiuti riciclabili e biodegradabili (tal quali).
Questo perché l’obiettivo cui puntiamo in Europa è lo stesso che ispira il progetto MetApulia: zero rifiuti in discarica.
Come va l’Italia?
Nel 2014, la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a circa 29,7 milioni di tonnellate, in lieve crescita rispetto all’anno precedente.
La percentuale di raccolta differenziata si attesta al 45,2% della produzione nazionale, con una crescita di quasi tre punti percentuali rispetto al 2013. Complessivamente sono state avviate al riciclo 13,4 milioni di tonnellate di rifiuti.
La differenza tra le regioni del Nord Italia (7,8 milioni di tonnellate) e quelle del Centro (2,7 milioni di tonnellate) e del Sud (2,9 milioni di tonnellate) è però molto evidente.
Sul fronte della differenziata, un miglioramento importante si è avuto proprio nell’ambito della raccolta dell’organico: l’incremento, tra il 2013 e il 2014, è pari al 9,7%. Complessivamente, nel 2014, la percentuale di organico raccolta è stata pari al 16%.
Circa 4,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di compostaggio e digestione anaerobica (+12,6%) rispetto al 2013.
Anche in questo caso, restano forti discrepanze tra le regioni italiane. Se la media nazionale è di 80 kg di FORSU raccolta per abitante, al nord questo dato è pari a 124 kg/abitante, al centro è pari a 59 kg/abitante, al sud corrisponde a 34 kg/abitante.
A questo proposito ISPRA segnala come “la scarsa dotazione impiantistica rilevata in alcune aree del Paese comporta la movimentazione di rilevanti quantità di rifiuti da queste aree verso gli impianti operativi del Nord.” E ancora: “analizzando i dati relativi alle diverse forme di gestione messe in atto a livello regionale si evidenzia che, laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti, grazie a un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica”.
La Puglia
Secondo i dati ISPRA, in Puglia la raccolta differenziata ha raggiunto il 25,9% nel 2014. Un dato che può certamente essere nettamente migliorato, ma che rappresenta già un buon passo avanti, se consideriamo che nel 2010 la percentuale era pari al 14,6%. Se guardiamo invece alla raccolta dell’organico, il tasso regionale raggiunge il 35,7%.
Per ottenere risultati significativi è necessario intervenire soprattutto sul fronte degli impianti per la corretta gestione dei rifiuti. La Regione Puglia ad oggi dispone di 1 solo impianto di digestione anaerobica, mentre nella provincia di Lecce non sono presenti neppure impianti di compostaggio. I cinque impianti di compostaggio attivi – Modugno, Manduria, Ginosa Marina, Lucera e Laterza – non sono sufficienti e la situazione si aggrava decisamente nel periodo estivo.
La conseguenza di questo stato di fatto è che i rifiuti prodotti nel territorio pugliese devono essere caricati su camion e mandati in altre regioni in centro e nord Italia dove verranno trattati. Questo implica dei costi, che ricadono sui cittadini, e un impatto ambientale, legato all’aumento dei mezzi in transito.